Quando l'allenamento serve a guarire
La testimonianza della forza e della tenacia del nostro amico Massimo
A tu per tu con la malattia.Ho recentemente incontrato nella mia vita la malattia oncologica quando, nel dicembre 2017 mi è stato bruscamente diagnosticato un adenocarcinoma della testa del pancreas, localmente invasivo. Ho affrontato un intervento chirurgico delicato, in cui parti di me sono state asportate e nuove connessioni di organi sono state progettate. Ho lasciato sul campo 8 kg ed ho conquistato un’indicibile e permanente sensazione di stanchezza universale e subdola debolezza.
Nei mesi successivi ho convissuto con i disagi della chemioterapia. La malattia mi ha inevitabilmente trasformato, e il mio corpo, come amo riassumere con gli amici, è ammaccato. Non sono distrutto, vivo in bilico, funambolo costantemente sul filo di un rasoio affilato. Ma non provo rabbia, vittimismo, rancore o delusione. Vivo con piena consapevolezza l’incoscienza del presente.
Soprattutto sono in costante movimento, mi ritaglio momenti di sana passione e faccio tutto quanto mi entusiasma pervaso da progettualità costruttiva.
Non tutti i mali vengono per nuocere
Ho scoperto in me, e successivamente coltivato con successo, la capacità di adattarmi, di far fronte agli eventi traumatici e soprattutto di riorganizzare positivamente la mia vita durante le nuove e costanti difficoltà.Nel mio percorso sulla via della guarigione ho lavorato e lavoro quotidianamente sulla mente e sulle emozioni, accompagnato e sapientemente indirizzato dalla mia psicologa, professionista appassionata e profondamente amica. Le risorse cui attingere e le attitudini positive sono moltiplicate. In questa nostra storia in sintesi la crisi è diventata opportunità, occasione, possibilità di conoscere me stesso e di crescere. La malattia mi insegna ogni giorno che la felicità è un percorso non la meta.
Lo sport: pillole di guarigione
In questo percorso, anche il tempo dedicato all’attività fisica mi permette di superare stanchezza e paura.Da sportivo appassionato e curioso quale già ero, ho molto creduto nei benefici sull’evoluzione della malattia esercitati dall’attività fisica costante e meticolosa, in palestra ed all’aperto. Attraverso la dedizione e la pratica sportiva ho ritrovato e mantengo entusiasmo, benessere ed equilibrio.
A questa ho dedicato tempo e risorse anche nei giorni più bui e difficili, dopo l’intervento chirurgico e durante la chemioterapia, e sono stato sempre positivamente ripagato.
Posso coscientemente affermare che lo sport in tutte le sue forme esercita un effetto prepotentemente terapeutico.
Amo lo sport, gli devo molto perché mi ha insegnato il sacrificio, la fatica e l’importanza delle mete da raggiungere.
Nessuno nasce pronto per affrontare un tumore, ma ci si può allenare attingendo alla propria forza di volontà, alla costanza, al rigore e al sostegno insostituibile dei propri tifosi.
Mi accompagnano infatti lungo questo tortuoso sentiero i miei trainers, determinanti con la loro energia, sensibilità e coinvolgimento sincero. Anche in questo caso ho scoperto amici veri.
Ho il piacere di praticare da numerosi mesi Cardio Cycling, attività pensata e sviluppata con consapevole passione dal mio intelligente amico Aldo.
Questa attività sportiva indoor, nata come evoluzione del più tradizionale spinning produce più di altre discipline una risposta terapeutica potente e benefica.
La musica ed il suo ritmo cadenzato, la frequenza della pedalata, la positività dei sapienti istruttori, l’ambiente accogliente ed intimo, l’oscurità vellutata e morbida creano un turbine di sensazioni positive che puntualmente, ad ogni Ride, entrano a poco a poco nel mio fisico spesso affaticato e stanco.
Esiste un preciso momento magico in cui percepisco un’esplosione chimica, una forza positiva che improvvisamente scorre rapida e tumultuosa nel mio torrente linfatico, irrora i miei organi e nutre il mio sistema immunitario.
La Ride è per me felicità, speranza e vigore. Ad ogni incontro impugno saldamente il manubrio, mi alzo sui pedali, controllo il mio battito cardiaco e le gambe corrono veloci ed io sono semplicemente sano.
Alla domanda “Perché Cardiocycling?” risponderei dunque “Perché mi guarisce e mi mantiene sano!”
Monte Bianco: un progetto in quota
In questa nostra storia abbiamo ancora un capitolo che guarda al domani, secondo la massima secondo cui il futuro si programma e non si immagina.
Mi sono avvicinato alla montagna ed alle attività ad essa collegate progressivamente, in età ormai adulta. Negli anni ho imparato ad amare le creste affilate, ad affrontare i pendii, a salire le cime, a respirare avidamente l’aria sottile, con gli sci e le pelli, con i ramponi, legato ad una cordata di amici fidati.
Rocce, canali, cornici, sfasciumi, vallate ed esili ruscelli mi hanno regalato nel tempo emozioni sempre più intense e vere: hanno rimodellato il mio carattere e soprattutto hanno aperto il mio cuore. Anche nella malattia ho abitato questo luogo del cuore e dunque la montagna, in tutte le sue stagioni, è così diventata per me un sentimento, oggi più di ieri.
E in montagna, nei mesi successivi alla chemioterapia, è nato timidamente un progetto, una piccola sfida personale. I miei compagni di cordata e la nostra insostituibile guida alpina quest’anno a luglio mi accompagneranno in vetta al Monte Bianco.
La salita al Monte Bianco mi chiamava da un tempo precedente alla malattia, con pazienza, da quando avverse condizioni metereologiche nella entusiasmante stagione alpinistica precedente la malattia ci avevano respinto. Oggi prepotentemente si affaccia il desiderio intimo di sperimentarmi, la curiosità incontenibile di portare a termine questo desiderio con energia e soprattutto con spirito di sfida. Un piede dopo l’altro a quattromila metri, assaporando la fatica, legato con gli amici, con l’obbiettivo condiviso di raggiungere il risultato programmato.
Se scalo vivo oltre la malattia.
L’impresa già nella sua formulazione ha il gusto intenso di una vittoria desiderata lungamente e preparata attraverso allenamenti quotidiani in palestra, in bicicletta ed in montagna, secondo un percorso virtuoso dove la volontà e l’anima giocano un ruolo dominante e successivamente, spero e credo, conquistata con umiltà e tenacia, con chi come me condivide questa passione.
E’ facile: ho un sogno da realizzare per sentirmi vivo.
La condivisione del proprio vissuto: energia positiva
Mi piace lottare, credo in quello che faccio e lo affronto con costanza e rigore. Sono convinto che, anche nella malattia, soprattutto lo sforzo ed il coraggio di vincere la fatica ci permettono di gustare la sensazione autentica di vivere. Vorrei condividere la mia esperienza un giorno alla volta con grande forza e semplicità.Vorrei portare avanti questo progetto e trasmettere questo messaggio: "individuare ed affrontare una sfida significa combattere, significa legittimare ed autodeterminare la propria capacità di combattente, per me, per chi mi vuole bene e per chi vive la mia stessa esperienza di malato ed ha temporaneamente bisogno di incoraggiamento e forza d’animo per reagire.
Queste poche mie righe rappresentano la mia testimonianza, la mia convinzione che, se abbiamo un obbiettivo da raggiungere, viviamo comunque meglio e con positività.
Tutti possiamo osare e provare ad essere più forti e tenaci della malattia e della paura utilizzando le inesauribili energie della nostra mente e del nostro corpo.
Buon lavoro a tutti coloro che, drogati dalla vita, vogliono viverla pienamente con la piena consapevolezza della bellezza e del valore dell’esistenza, dei gesti, delle parole e delle proprie imprese.
Con energia,
Max
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